Lotte operaie nei film
Il lavoro, in questo Primo Maggio, nelle fabbriche e nelle case, mentre con le mascherine pensiamo a dinfenderci dal virus.
Mai come quest’anno il tema della sicurezza è stato sentito, sofferto, frequentato, nelle lotte degli operai, dei cittadini, impegnati a conquistare spazi di libertà e qualità della vita.
Si può festeggiare La Giornata del Lavoro anche nella piazza virtuale, come ha dimostrato la grande manifestazione del 25 aprile.
Nel 75mo anniversario della Liberazione dal nazifascismo, il cinema ci racconta storie di donne e uomini, di lavoratrici e lavoratori, a difesa del loro Paese, delle loro città.
Cinema e lavoro, dunque, anche tra la gente della Resistenza. È del 1962 Le quattro giornate di Napoli, candidato all’Oscar come miglior film straniero. Dedicato all’undicenne Gennaro Capuozzo, medaglia d’oro al valor militare, morto con una bomba in mano, pronto a lanciarla sui carri armati tedeschi. È storia di un popolo in rivolta, di un generoso slancio per la Libertà.
Il regista è Nanni Loy. Tra gli interpreti Gian Maria Volontè, Raf Vallone, Aldo Giuffrè, Luigi De Filippo, Pupella Maggio, Rosalia Maggio, Lea Massari, Jean Sorel.
Facciamo un salto al 1948. Il dramma della disoccupazione nel dopoguerra. C’è un capolavoro del Neoralismo che dà voce e corpo alla disperazione.
Cinema e lavoro è Ladri di biciclette. De Sica lo ha girato in una Roma ancora segnata dalla guerra e dalla Resistenza all’occupazione tedesca.
Gli interpreti attori non professionisti. Tra loro, Lamberto Maggiorani e il piccolo Enzo Staiola. Il soggetto è di Cesare Zavattini, che è anche tra gli sceneggiatori.
L’alienazione, i ritmi insostenibili della catena di montaggio. Le facce degli operai piegate in smorfie di sofferenza, che divengono grottesche, separate da una realtà che dovrebbe essere serena e vissuta senza traumi.
È del 1971 un altro assoluto capolavoro, La classe operaia va in paradiso di Elio Petri.
1936, Cinema e lavoro con Tempi moderni del grande Charlie Chaplin. Un film che comunica al mondo il dramma degli operai, costretti a ritmi disumani, a gesti ripetitivi.
La comicità di Chaplin è amara, nasce dallo scontro tra la macchina e l’uomo, dalle disavventure dell’eroe solitario nell’America che ancora affronta le conseguenze della Grande Crisi.
Apriamo una finestra sulla speranza. Il lavoro che gratifica, che completa la vita di uomini e donne.
Il lavoro dei diritti e perfino della gioia che si prova ad occuparsi di qualcosa di piacevole, che colora il mondo.
Il nome è quello di Adriano Olivetti, l’innovatore, il visionario, interpretato nella fiction Rai da Luca Zingaretti.
Dal Sud al Nord alla ricerca del lavoro. L’emigrazione, l’umiliazione nel sentirsi diversi, emarginati, in una grande città che può sembrare un inferno.
Trevico-Torino – Viaggio nel Fiat-Nam – 1973, regia di Ettore Scola – è la storia di Fortunato Santospirito, un giovane della provincia di Avellino che, lontano da casa, matura la consapevolezza della propria condizione, la coscienza di classe.
E qui apriamo una pagina di cultura e di fede. Il popolo della Sardegna in festa a Cagliari per la Processione di Sant’Efisio. Quest’anno i costumi dell’Isola non sfilano a causa dell’emergenza salute. Invece che il Primo Maggio il Simulacro del Santo viaggerà il 3 Maggio, senza fedeli verso Nora, su una camionetta della Croce Rossa,
Nel ‘43 poche persone seguirono Efisio, tra le macerie della città distrutta dalle bombe. La sofferenza si mescolava alla speranza, a pochi mesi dall’8 settembre.
Ma andiamo più indietro nel tempo. Un filmato dell’Istituto Luce mostra la Festa del 1929. Spiccano i volti di impiegati, operai, contadini e pastori con gli abiti della tradizione. Da un balcone il Re Vittorio Emanuele III guarda lo spettacolo in compagnia della Regina Elena.
Andiamo all’estero con il Cinema e lavoro. Un grande maestro, Ken Loach, è stato sempre vicino alle condizioni di vita dei lavoratori. I suoi film sono un inno alle lotte per una società migliore, più giusta.
Nell’ultimo suo film – Sorry We Messed You (2019) – il protagonista è Ricky, un operaio di 49 anni. Disoccupato, dopo la crisI dello scorso decennio, tenta la fortuna come corriere. Le condizioni di lavoro sono proibitive, ma Ricky non si arrende. La speranza, l’ansia di ribellione, per conquistare nuovi spazi di Libertà.
Giuliano Montaldo nel 1971 ha raccontato la storia di Nicola Sacco e Bartolomeo Vanzetti, anarchici, lavoratori italiani emigrati negli Stati Uniti che, nel 1920, furono ingiustamente accusati di rapina a mano armato ed omicidio. Vennero condannati a morte Nicola and Bart. Ecco l’atto d’accusa di Vanzetti, interpretato da Gian Maria Volontè che con Sacco, impersonato da Riccardo Cucciolla, affronta un ingiusto, vergognoso processo.
Le ingiustizie, lo sfruttamento, l’emarginazione. Il dramma degli extracomunitari che cercano una vita migliore approdando sulle coste italiane per raggiungere le Capitali d’Europa.
I viaggi della speranza, mentre la crisi spinge ai margini i lavoratori italiani.
E torniamo alle lotte per la sicurezza sul lavoro. Sembra che una nuova coscienza stia maturando nelle fabbriche, una coscienza che viene da lontano.
C’è un grande sindacalista che incarna tutto questo, un uomo che ha condotto tante battaglie per liberare le energie dei lavoratori, per renderli protagonisti.
È Luciano Lama.
Ecco il suo appassionato Addio alla Cgil, nel film Cari Compagni (1996), di Pasquale Cascella e Furio Angiolella.
La vita di un uomo, la storia d’Italia, dal dopoguerra al 31 maggio di 24 anni fa, quando Lama ci ha lasciato.
Il cinema, le immagini parlano chiaro, con i profili delle fabbriche, i volti de lavoratori che, guidati da grandi dirigenti come Luciano Lama, hanno attraversato e superato il Novecento a testa alta. Hanno lottato per migliorare le loro condizioni di vita, ma anche per eliminare le disuguaglianze nella nostra società.
Lo si è visto durante questa crisi provocata dal Coronavirus. Hanno posto con forza il problema della sicurezza in fabbrica, nei luoghi di lavoro. E continuano a lottare, nella piazza reale e in quella virtuale, con lo sguardo rivolto in avanti, con nuovi strumenti, ma tenendo sempre presenti gli stessi ideali, per una società più giusta, per un mondo solidale.
E se volessimo sintetizzare tutto questo in un’immagine cinematografica, non c’è personaggio più adatto di Charlot, il vagabondo onesto, leale, sempre dalla parte dei più deboli.