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“…in preda ad astratti furori…non eroici, non vivi; furori, in qualche modo, per il genere umano perduto.”
Quanto attuale il Vittorini di “Conversazione in Sicilia”, tormentato per il “mondo offeso”! C’è la guerra, ma anche “la quiete nella non speranza”.
E allora comincia il viaggio, verso le radici, alla ricerca dell’identità e della motivazione per sentirsi vivo.
In treno un incontro “ tipico in situazione tipica.” Due personaggi inquietanti, che diventano una parte per il tutto, “Coi Baffi” e “Senza Baffi”.
Per Senza Baffi, “ogni morto di fame è un uomo pericoloso.” “Capace di tutto”, dice Coi Baffi. “ Di darsi anche alla delinquenza politica”, Senza Baffi.
“Siano ignoranti…Siano istruiti.”
“Siano ricchi… siano poveri.”
“E si raccontarono di quel barbiere a Lodi, di quel padrone di casa a Bologna, e Coi Baffi disse che una volta aveva fermato quel barbiere e l’aveva tenuto dentro tre giorni, e Senza Baffi disse che aveva fatto lo stesso con un macellaio a Bologna, e io dalle loro voci sentivo ch’erano soddisfatti, commossi di soddisfazione e quasi sul punto di gettarsi l’uno al collo dell’altro nella comune soddisfazione di questo che sapevano: fermare e di poter fare e tenere dentro.”
Sono passati ottant’anni. E l’inquietudine per “il mondo offeso” è ancora tra noi, spesso “ in preda ad astratti furori”, confusi, mentre Con Baffi e Senza Baffi, visi glabri e barbuti, conversano amabilmente con parole d’odio. E se, nei nostri libri, cercassimo vecchie parole, mai passate di moda perché mai di moda, e le usassimo come formidabili “lame rotanti”, forme e suoni nuovi, invenzioni linguistiche capaci di comprendere e trasformare il “mondo offeso”?

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