“Perché ti dici italiana, quando dovresti dirti prima di tutto calabrese, come io sono sardo…”, così Antonio Gramsci, rivolto alla giovane Lina Corigliano, vicina di stanza nella clinica Quisisana, a Roma.
Lì Gramsci si spegne, stroncato dai duri anni del carcere fascista.
Antonio Gramsci muore per le sue idee, per essersi battuto contro Mussolini e la sua cricca, dopo la marcia su Roma da operetta. La Marcia su Roma e dintorni così lucidamente descritta da Emilio Lussu, in un mirabile impasto di tragedia storica e ironia, anzi sarcasmo teatrale.
Era il 1987 quando, su sollecitazione di Giuseppe Podda, con Romano Cannas usammo la lente d’ingrandimento per raccontare l’importanza della Sardegna nella formazione di uno dei più grandi pensatori del Novecento. Gramsci e la questione meridionale, con le radici nella sua isola, fino all’ultimo respiro.
Grazie ai mezzi della sede Rai di Cagliari, ai tecnici e agli operatori, agli archivi, alle immagini che ci inviò la Rai di Torino, alle voci di Tino Petilli e Mario Faticoni, siamo riusciti a costruire una storia di venti minuti, un viaggio che ci ha affascinato, convincendo anche i giurati che gli assegnarono il “Premio Iglesias”.
Gramsci e la questione meridionale. Le radici.
È un documento che – attraverso il filo rosso del sardismo e della questione meridionale – fa incontrare il giovane Nino Gramsci con il Gramsci intellettuale maturo, capace di indicare la via italiana al socialismo, nell’originale progetto politico di riscatto delle classi subalterne, operai del Nord e contadini del Sud.
Gramsci e la questione meridionale. Il giovane Nino e il grande pensatore.
Indimenticati storici come Antonio Romagnino e Rosario Villari, insieme al professor Guido Melis, con la loro testimonianza, ci hanno aiutato ad unire i fili di una vita spezzata ma non piegata dal fascismo. E così il giovane Nino, che arriva a Cagliari nel 1908, per studiare al liceo Dettori, e matura le sue idee tra sardismo e socialismo, vive nel Gramsci raffinato pensatore politico, che mette la Sardegna al centro della questione meridionale, nodo ancora oggi irrisolto della questione nazionale, dell’Italia che guarda all’Europa. Ecco il senso di quel:”…prima di tutto calabrese, come io sono sardo..”
Gramsci e la questione meridionale. Cagliari.
E nell’Europa delle regioni e delle città, è bello riscoprire, guardando questo filmato dopo tanti anni, un’assoluta protagonista, Cagliari, il fascino delle suoi quartieri e dei suoi palazzi, dai bastioni di Castello a Marina con le strade che scivolano verso il porto.
Gramsci e la questione meridionale vive nella città adagiata sui colli e sul mare, che s’affaccia al mondo. La città della prima formazione di Antonio Gramsci, dei giovani del libero pensiero, quando Nino – con l’amico Renato Figari – percorreva gli ultimi anni di gioventù, prima della partenza per Torino.
QUI il filmato trasmesso sulla rete regionale e sul nazionale.
Gramsci e la questione meridionale. Il teatro.
Oltre Gramsci e la questione meridionale, oltre il grande pensatore politico, c’è la stupefacente analisi culturale della società italiana, il ruolo cardine degli intellettuali e una parola che ancora ci indica la strada per trasformare la realtà, Egemonia. E c’è anche il raffinato, sferzante, critico teatrale.
Eccolo Nino, nel 1908. Cagliari è una città ancora scossa dai moti contro il carovita del 1906. È culturalmente vivace, ci sono due teatri, il Civico e il politeama Regina Margherita. E lui – cito dalla biografia di Giuseppe Fiori – è “studente scapigliato”, “loggionista tumultuoso”. Divertito, irriverente, incurante del giudizio dei benpensanti, di quelli che si piegano al vento del senso comune.
Si descrive così:”Per la mia splendida criniera, che mi ondeggia ad ogni soffio, mi hanno preso per una ragazza e si sono meravigliati che una donna facesse tanto chiasso in un teatro, perché vedevano solo la testa e una mano che faceva un sonoro pennacchio. Io non me la sono presa a male, anzi ho ringraziato dell’attenzione che mi usavano.”
Sembra il ritratto di un un poeta futurista che, dalla platea, contesta vivacemente e senza sconti i passatisti confezionatori di drammi insinceri, di intrecci con personaggi di cartapesta.
Gramsci e la questione meridionale. All’assalto della cultura borghese.
E a Torino, la città della scelta marxista, dalle pagine dell’Avanti!, Antonio Gramsci riserverà offensive fulminanti, al vetriolo, agli autori del teatro borghese, in cui il pubblico sonnecchiante ama rispecchiarsi. E metterà in evidenza l’originalità di Pirandello e dei grotteschi, quelli che rovesciano le commedie ricche soltanto di falsa coscienza. Un linguaggio assolutamente rivoluzionario, che s’innerva sul Secolo Breve – da Ruggero Ruggeri a Carmelo Bene – per arrivare ad oggi, a chi ancora cerca di orientarsi su tragitti sconosciuti. Senza dimenticare Nino Gramsci, quello studente scapigliato, quel loggionista tumultuoso. Quel ragazzo inquieto, curioso del mondo, affamato di cultura, che anche attraverso il teatro stava maturando una concezione nuova del socialismo, della società italiana, della questione meridionale.