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“È assurdo, proprio di un’assurdità senza commento”, commentò il signor Braibanti, quando gli si pararono davanti due tori imbizzarriti che sembrava la giostra di Pamplona descritta da Hemingway nelle sue pagine più ammalianti. Braibanti, senza colpo ferire, prese il toro più grosso per le corna e sembrava averlo, per così dire, addomesticato. Ma intanto l’altro, il fratellino, il toro minore, s’era proprio infuriato e, scalciando, aveva puntato Braibanti che, tra l’altro, s’era azzimato con cappello a larghe tese, giacchetta a strisce biancheblù e pantaloni d’un rosso vermiglio. Braibanti sembrava spacciato, lui col vestito buono, così elegante e ben curato, reggeva un toro per le corna e l’altro, imbizzarrito, gli sembrava aitante e davvero in forma. Ma il torello, sul più bello, si fermò, ristette e commentò:”È assurdo, proprio di un’assurdità senza commento”. Come l’uomo così il toro, l’assurdo è sempre assurdo, di qualunque genìa, razza o animal che sia, anche se migrante, anche se c’è chi lo vuol tener distante, chi dice che scalcia e s’infuria come un toro e dunque vuol che il migrante come il toro li aiutiamo sì – si fa per dire! – ma restino a casa loro!

 

( Il disegno è di Stefania Morgante )

 

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