Shakespeare napoletano
C’è una dimora a Velletri, splendida villa anni trenta, in cui Eduardo De Filippo si rifugiò nell’ultima parte della sua vita, dal 1974 al 1984. Fuga di stanze e saloni, di vetri decorati e mobili ricercati ma essenziali.
Eduardo – con la moglie Isabella Quarantotti – aveva scelto uno spazio scenico di grande suggestione, circondato da un parco ampio due ettari.
Il giorno dei 120 anni dalla nascita, è bello ricordare il Maestro, il grande De Filippo, nella serenità di Velletri, dove trascorreva le estati e i fine settimana. Qui creava in tranquillità e incontrava amici, donne e uomini di teatro e di cinema. Qui ha scritto per Einaudi la versione napoletana de La Tempesta di Shakespeare.
Eduardo amava Shakespeare, si sentiva vicino ai temi universali, ai fantasmi del grande poeta. Soprattutto amava La Tempesta e, nella vicenda di Prospero, Duca e Mago tradito dal fratello usurpatore, vedeva un messaggio di speranza, che si esprime nella rinuncia alla vendetta. Non nel perdono, ma nella capacità di confrontarsi, di dialogare, di sentire le ragioni dell’altro.
La tempesta di Eduardo De Filippo è il testamento che Il grande drammaturgo lascia all’umanità fatta della stessa sostanza dei sogni.
La villa – che fu di Andreina Pagnani – è appartenuta poi alla figlia della Quarantotti, Angelica Ippolito, grande attrice, che debuttò a teatro proprio con Eduardo.
Angelica Ippolito, compagna di Gian Maria Volonté. Insieme hanno vissuto nella casa di Velletri, fino alla morte del grande attore, nel 1994, dieci anni dopo Eduardo.
Volonté, talento del cinema e del teatro. Anche lui era legato a Shakespeare. Nel 1960 fu protagonista di Romeo e Giulietta, accanto a Carla Gravina, regia di Franco Enriquez.
Gian Maria Volonté e la passione per il mare. Faceva l’istruttore di vela a La Maddalena e ora lì è sepolto. A La Maddalena vive la figlia di Gian Maria Volonté e Carla Gravina, Giovanna Gravina Volonté, che organizza il Festival La valigia dell’attore, dedicato al padre.
Io lo ricordo Volonté proprio a La Maddalena, metà anni ottanta, quando nacque il Premio dedicato a Franco Solinas, visionario scrittore di film.
C’erano Francesco Rosi, Nanni Loy, Lea Massari, Carla Gravina, Gillo Pontecorvo, Costa Gavras. Conversavano amabilmente di cinema e andavano con la memoria a fatti e circostanze che avevano accompagnato le loro vite intense.
L’incanto tra le onde dell’arcipelago e la pace tra le stanze dei castelli romani, le stanze de La Tempesta di Eduardo De Filippo.
Il Maestro ha tradotto Shakespeare in un napoletano colto, del Seicento, apportando però quelle modifiche che hanno reso il testo comprensibile al grande pubblico.
Ecco Calibano: Oje sole mio! Fammèla tu sta grazia:
tutta ll’aria fetosa e ammalurata, povero sole mio, ca tu risciateda palude e pantane velenuse, sputele ncap’a Prospero! Cummòglielo de piaghe vermenuse!
Ed ecco Prospero: Nu Demmonio, nu vero Demmonio, grurante, bestione… Ma sarebbe sacrilegio chiammare Calibano a na povera bestia nnucente. Tutte li ccure, li ppene ca me pigliaje pe’ isso, umanamente, perduto! Tutto perduto…
È anche venata d’ironia La Tempesta di Eduardo De Filippo. Come dimostra la messinscena con le marionette dei fratelli Colla. Ma qui sentiamo La canzone di Calibano.
Che grande attore Eduardo! Capace dii lasciarci stupefatti, cambiando voce per ogni personaggio. Canta, recita, prende i tempi con pause improvvise, domina la scena senza essere in scena.
Una volta, a Cagliari, mentre recitava, fu investito da correnti d’aria. Si fermò e, rivolto al pubblico, esclamò:”Ma questa è una Piazza d’Armi!”. Lo spettacolo in una battuta.
Molto tempo è passato. Ma sembra scritto adesso, ed ha oltre trent’anni, il messaggio che Eduardo ci invia dalla sua ultima dimora:
Sebbene sia stato trattato in modo indegno da suo fratello, dal re di Napoli e da Sebastiano, Prospero non cerca la vendetta bensì il loro pentimento. Quale insegnamento più attuale avrebbe potuto dare un artista all’uomo di oggi, che in nome di una religione o di un ideale ammazza e commette crudeltà inaudite, in una escalation che chissà dove lo porterà?
Nel 2014 La Tempesta di Eduardo De Filippo diventa un’opera concerto, Napoli nella Tempesta, spettacolo che ha inaugurato le celebrazioni, a 30 anni dalla morte del Maestro.
Del 2016 è il film La Stoffa dei Sogni, diretto da Gianfranco Cabiddu, che collaborò alla registrazione de La Tempesta di Eduardo De Filippo. Proprio allo Shakespeare di Eduardo, e anche a L’arte della commedia, s’ispira l’ottimo lavoro di Cabiddu, che ha ottenuto il David di Donatello per la sceneggiatura. Nel cast Sergio Rubini, Ennio Fantastichini e Luca De Filippo. Racconta di un naufragio nell’Isola dell’Asinara, provocato naturalmente da una Tempesta. Nel gioco delle parti, tre camorristi si fingono attori.
Eduardo De Filippo e William Shakespeare.
Il drammaturgo napoletano e il drammaturgo inglese. S’incontrano in una lingua dalle infinite sfumature. Una lingua teatrale, che prende le distanze dalla realtà. Una lingua che suona, come la musica che l’accompagna, e diverte.
Il genio di Eduardo, sulle tracce dell’illustre collega William, inventa un’opera di grande sperimentazione, che dà nuovo senso al teatro napoletano, italiano, universale.
La Tempesta di Eduardo De Filippo è intimamente legata alla storia del Maestro. Con le sue commedie, con la sua recitazione dalle mille sorprese linguistiche. Eduardo va oltre, cerca significati nascosti, li offre al pubblico, in un dialogo che non ha frontiere.
A centovent’anni dalla nascita è indiscutibile l’attualità del grande drammaturgo napoletano, che ha percorso strade non tracciate fino all’ultimo respiro.
Le parole di Shakespeare, la tavolozza napoletana. Eduardo ha mescolato culture e sogni, vita e fantasia, con le radici nella sua città, affacciato a spazi senza confini, forse pensando anche all’amico di una vita, alla comicità surreale e inarrestabile di Totò. I due si conobbero in gioventù, primo scorcio del novecento. E c’è una bella foto che è immagine di Napoli sulle scene del mondo.
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