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Storia del giovane Mamuthone

La magia del Carnevale di Barbagia. Il passo cadenzato del Mamuthones, mentre i campanacci fanno da commento sonoro alla rappresentazione che viene dai riti dionisiaci della società senza classi.
È danza antica, simbolica. Fa da controcanto alla Sardegna dei Murales, della street art che riproduce personaggi e messaggi di lotta, ma anche maschere che alludono al passato misterioso dell’Isola.
I guerrieri pastori di Emilio Lussu e il conflitto tra Mamuthones e Issohadores. Entrambi si perdono nella notte dei tempi, nel passato assoluto. Sfide mitiche che nella processione di Mamoiada, hanno venature ironiche, come in un ribaltamento grottesco della Notte di Carnevale.

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Illustrazione di Stefania Morgante

Trovarsi a Mamoiada per la Festa di Sant’Antonio, mentre i fuochi s’alzano a sfiorare il cielo nella Notte di Carnevale, è come un film giallo, ricco di suspense e di mistero, in cui le maschere sfidano l’ignoto.

Gesti e suoni sempre uguali, eppure sempre diversi, perché tutto fa pensare alla sorpresa d’un attimo, ad un caos calmo che illumina la semioscurità di Barbagia.

Notte di Carnevale.
La festa.

Quando le maschere appaiono in lontananza, e poi sempre più vicine fino a sfiorare e quasi a confondersi con la folla, il rito diventa spettacolo d’improvvisazione, affidato ai movimenti delle masse, nella Notte di Carnevale.
Stupefacente il volto scuro, di legno scolpito, dei Mamuthones. Impressionante il pallore, la maschera bianca, degli Issohadores, tra cui spicca Gesuino Gregu, 40 anni di anzianità. E i fuochi dominano la scena, piazze e strade di Mamoiada.


Notte di Carnevale.
Il mistero e la magia.

Ora tutta questa magia, tutto questo mistero, è in un corto animatoL’ultimo Mamuthone – un affascinante lavoro firmato dal talento di Gianluca Medas, figlio d’arte, erede d’una cultura familiare e popolare. Una cultura che affonda le radici in terra di Sardegna, ma si fa universale, perché può facilmente adattarsi ad ogni situazione, ad ogni luogo in cui donne e uomini sono disposti a dialogare, a confrontarsi, superando conflitti e divisioni etniche.

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Gianluca Medas

Notte di Carnevale.
L’attore.

Il mistero della maschera è affidato a Roberto Pettinau, giovane attore d’una scuola che parte anch’essa da un patrimonio familiare, l’insegnamento della nonna, Aurora Lai, storica voce della Rai.
Roberto, 20 anni, ha già esperienza, ma accetta questa sfida personale con fiducia e umiltà. Ha lavorato per il teatro e per il cinema. E nel corto magico di Gianluca Medas il suo tono calmo, disteso, non forzato, accompagna con il giusto ritmo la Notte di Carnevale, il giallo delle maschere. Nella sfida tra il Mamuthone e l’Issohadore, il giovane protagonista emergerà, vincendo le paure, con carattere e determinazione.

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Roberto Pettinau

Notte di Carnevale.
La maestra.

E qui non posso non soffermarmi su una maestra come Aurora Lai. Non è esagerato definirla leggendaria Aurora, che con gentilezza e rigore ci ha insegnato a presentarci in tivù e in radio, in punta di piedi davanti al pubblico, con voce gradevole e presenza che non ecceda in fastidioso protagonismo.
La sua voce Aurora l’ha sempre usata con eleganza, cosciente delle proprie doti, della professionalità che non prevede supponenza, ma comprensione, serenità, attitudine all’ascolto. Il suo mezzo espressivo è la radio, che suscita l’immaginazione, l’incanto.
QUI la sua voce in un bel programma di Cristina Maccioni.

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Notte di Carnevale.
Il ragazzo Mamuthone.

È il momento del viaggio de L’ultimo Mamuthone, tra suggestivi riti di maschere antiche. I disegni sono di Giulia Tolino. L’animazione di Michela Anedda e Massimiliano Pinna.
Un film rivolto ai più piccoli, che però anche gli adulti sanno apprezzare. Perché questa Notte di Carnevale ripropone il mistero del passo cadenzato dei Mamuthones. Con le loro storie che vengono da lontano, dalla memoria, capaci di affascinare le folle di tutto il mondo.


Notte di Carnevale.
La lezione dei Medas.

Gianluca Medas è una sicurezza. Il suo estro si esprime in tanti campi. I fondamentali del teatro li ha appresI in casa, dal padre, il mitico Mario Medas. Ma è stato vicino anche a Otello Sarzi, grande figura di burattinaio, un monumento nel senso più moderno del termine. Non immobile, ma sempre pronto ad ergersi sui nostri dubbi con consigli, comprensione e pazienza.
Io l’ho conosciuto Otello, che fu amico dei Fratelli Cervi, antifascista, partigiano e Maestro d’Arte. La sua fluente barba bianca non incuteva timore, ma rispetto sì, e ammirazione. Nella compagnia del padre Francesco, Federico Fellini fu attor giovane. Lui ha collaborato con Gianni Rodari. La sua eredità, che iniziò col nonno Antonio, è nel lavoro del figlio Mauro e nella Fondazione Famiglia Sarzi.
E poi c’è un altro straordinario personaggio nella storia artistica di Medas, Ferruccio Soleri, fantastico interprete dell’Arlecchino servitore di due padroni, straordinaria macchina teatrale costruita da Giorgio Strehler.
Circondato da questi grandi vecchi, Gianluca ha avuto modo di appropriarsi di un patrimonio culturale solido ed ha apportato le sue varianti. Ha rinnovato quel linguaggio, ma il messaggio veicolato è sempre lo stesso, al di là dei racconti e del mezzo scelto. È la cultura di una Regione, la Sardegna, che guarda avanti, si confronta, diventa protagonista, ma accetta contaminazioni. Si esprime in una mescolanza di forme e contenuti, di storie dell’Isola che diventano universali, di tutti.

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